6 research outputs found

    Logical analysis of data as a tool for the analysis of probabilistic discrete choice behavior

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    Probabilistic Discrete Choice Models (PDCM) have been extensively used to interpret the behavior of heterogeneous decision makers that face discrete alternatives. The classification approach of Logical Analysis of Data (LAD) uses discrete optimization to generate patterns, which are logic formulas characterizing the different classes. Patterns can be seen as rules explaining the phenomenon under analysis. In this work we discuss how LAD can be used as the first phase of the specification of PDCM. Since in this task the number of patterns generated may be extremely large, and many of them may be nearly equivalent, additional processing is necessary to obtain practically meaningful information. Hence, we propose computationally viable techniques to obtain small sets of patterns that constitute meaningful representations of the phenomenon and allow to discover significant associations between subsets of explanatory variables and the output. We consider the complex socio-economic problem of the analysis of the utilization of the Internet in Italy, using real data gathered by the Italian National Institute of Statistics

    Next Generation Access and Digital Divide: Opposite Sides of the Same Coin?

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    Geographical averaging of retail and wholesale prices could distort incentives for bypass entry in both the metropolitan and the high-cost areas. The two-instrument approach to universal service support, proposed in (Armstrong, 2001), could enhance efficiency, through competitive and technological neutrality. Alternatively, the industry support to high cost areas could be substituted by redistributive fiscal measures or public subsidies. Using evidence from Italy we suggest that tackling demographic, educational, and income inequalities is necessary, even in low cost areas, to support further broadband penetration. We estimate logistic regressions of Internet and broadband use at home, and show that a substantial increase of broadband penetration is possible in Italy only if specific platforms and applications are made available to older and less educated households. Therefore, a critical mass of services could help reaching the critical mass of users that make Next Generation Access Networks viable. --Infrastructural Digital divide,Cultural Digital Divide,Geographical crosssubsidies,Efficient bypass,Critical mass of services

    Natura e cause del digital divide in Italia: uno studio basato sui microdati

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    L’effettivo uso di Internet da parte della totalità della popolazione ha un impatto rilevante sulla possibilità di un paese di cogliere davvero le opportunità di sviluppo della propria economia, derivanti dall’uso di questa tecnologia. Partendo dalla constatazione di un effettivo ritardo italiano nella diffusione di Internet tra la popolazione, in termini sia di uso da parte di individui che di adozione di servizi di connettività a banda larga da parte delle famiglie, la ricerca ha l’obiettivo di individuare la natura delle specificità del caso italiano, solo marginalmente analizzato in letteratura. L’obiettivo finale è fornire una descrizione quanto più possibile dettagliata del fenomeno, utile per la messa a punto delle politiche, pubbliche ma anche private (in termini di marketing), atte a favorire l’uso di Internet da parte degli individui e la diffusione delle connessioni a banda larga tra le famiglie, compatibile con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. La principale fonte di dati della ricerca è rappresentata dai microdati (le risposte elementari) dell’indagine “Aspetti della Vita Quotidiana” dell’Istat (nel seguito indicata anche come AVQ), relativi al periodo 2005-2014. Al fine di agevolare l’analisi del fenomeno, viene proposto un nuovo modello di digital divide in quattro stadi: infrastruttura, adozione, frequenza d’uso e ricchezza d’uso. Mentre la questione infrastrutturale sembra essere al momento marginale, almeno per velocità di almeno 2 Mbps, il lavoro si concentra sugli altri tre stadi. In particolare, per quanto riguarda lo stadio di adozione di Internet, nella sua duplice natura di uso da parte degli individui e sottoscrizione di una connessione a banda larga da parte delle famiglie, viene dapprima effettuata un’analisi di regressione logistica, i cui risultati indicano, per quel che riguarda l’uso individuale, un ruolo preponderante dell’età, seguita dal livello di istruzione e dalla situazione professionale. Rispetto alla decisione di adottare una connessione da parte della famiglia, qualora vi sia una massa critica significativa di utenti potenziali, il ruolo dei fattori economici è ancora importante, mentre sembrano essere poco importanti i fattori geografici. La questione dell’uso di Internet è approfondita poi attraverso un’analisi esplorativa con algoritmo di classificazione SLAD, al quale, tramite la collaborazione con gli autori di tale algoritmo, vengono proposte due procedure atte ad adattare l’algoritmo allo studio interpretativo di fenomeni socio-economici. Infine, i risultati dell’analisi SLAD vengono utilizzati da un albero di classificazione, ottenendo otto cluster della popolazione italiana rispetto all’uso di Internet. Gli altri due stadi del modello proposto di digital divide, la frequenza e la ricchezza d’uso, vengono analizzati attraverso un’analisi per classi latenti. Questa produce 6 classi di utenti e 3 di non utenti, che mostrano differenze importanti anche all’interno di queste due categorie della popolazione. Nel complesso, i risultati dello studio mostrano che la gran parte dei divari nell’adozione sono dovuti a problemi nella struttura stessa della popolazione italiana, in termini principalmente di età e livelli di istruzione e coinvolgimento attivo nella vita sociale del paese. Inoltre, si evidenzia come ampi segmenti della popolazione sono emarginati socialmente, perché non attivi sul mercato del lavoro o nello studio. Gli effetti negativi delle variabili appena citate sono poi acuite dall’impossibilità di un contagio (almeno nel contesto familiare), in quella parte della popolazione che vive in famiglie in cui non sono presenti utenti, o comunque membri con caratteristiche migliori in una o più delle dimensioni evidenziate. Queste problematiche sono difficilmente superabili nel breve e medio periodo, in quanto intrinseche della struttura della popolazione, come si diceva. Il quadro è aggravato dalla palese difficoltà nell’intervenire in questo tipo di dinamiche attraverso politiche pubbliche o piani di marketing di imprese private. Ancora, tra gli utenti stessi emergono differenze importanti, che non sono spiegabili in termini “classici”, attraverso l’uso delle sole variabili di segmentazione. Vengono riscontati infatti profili di uso di Internet molto diversi, che vanno di pari passo con diversi livelli nei consumi culturali (cinema, teatro, musei ecc.) o nell’uso di servizi finanziari. Queste differenze dovrebbero essere indagati con l’aiuto di dati più fini, ma potrebbero comunque non trovare riscontro in variabili osservabili, dato il ruolo ipotizzato per la cultura personale. In definitiva, il messaggio che emerge dalle differenti analisi dei dati sulla popolazione italiana sul periodo di 10 anni, tra il 2005 e il 2014, è che non si possa più parlare di digital divide al singolare, ma di una pluralità di situazioni di disuguaglianza su indicatori chiave dell’emarginazione sociale. Da una parte, le caratteristiche strutturali della popolazione italiana dividono nettamente, e, stando alle analisi multi-periodo, sempre di più, gli utenti dai non utenti, e le famiglie connesse da quelle non connesse. Dall’altra, anche all’interno di queste categorie, esistono differenze importanti, legate sostanzialmente alle classi sociali e alla cultura personale dei singoli individui, che non sono spiegabili solo attraverso le “classiche” variabili strutturali. Tutto questo dovrebbe essere ulteriormente indagato con l’ausilio di diverse fonti di dati, col fine ultimo di supportare politiche pubbliche e iniziative private di sostegno alla domanda Internet che siano davvero efficaci, perché basate sulla reale comprensione del fenomeno dei digital divide italiani

    Prospettive di sviluppo delle reti a banda ultralarga in Italia. Dalle parole ai fatti?

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    A cinque anni dalla conclusione del progetto ISBUL, promosso dalla AutoritĂ  per le Garanzie nelle Comunicazioni per analizzare le prospettive di sviluppo delle reti a banda ultralarga in Italia, finalmente servizi di questo tipo sono offerti sul mercato. Tuttavia gli operatori hanno fatto scelte molto diverse da quelle che molti prevedevano cinque anni orsono. Il testo si propone di analizzare questi cambiamenti, a partire da alcune analisi dell'epoca, e di formulare proposte per migliorare gli incentivi agli investimenti e rendere i piani di sviluppo piĂą adeguati, nello spazio e nel tempo, agli obiettivi della Agenda Digitale Europea
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